Ciao tu, che bello essere di nuovo tra le tue email. Questa è Luce Nomade, la mia newsletter! Come stai oggi? Quando è stata l’ultima volta che i tuoi pensieri hanno preso controllo sulla tua mente e il tuo stato emotivo?
(foto bellissima scattata ieri in Sicilia)
Quando mi perdo nella folla dei miei pensieri perdo il contatto con la realtà e con la mia identità. È come se mi lasciassi definire dai miei pensieri, pensieri che poi in un momento di lucidità non considererei neanche di mia appartenenza.
Un velo leggero ricopre la mia anima e offusca la mia mente, e identificarlo spesso mi è difficile. Nei momenti in cui sono desta non mi capacito di come non riesca ad accorgermi che la Lucia di quei momenti non corrisponde alla Lucia reale, e che devo solo accogliere il momento perché prima o poi passerà la tempesta e il sole illuminerà di nuovo la mia ragione. Ma così semplice non è, perché se lo fosse, forse in quei momenti non ci sarei poi così tanto spesso.
In questi giorni stavo pensando proprio all’origine dei nostri pensieri. Pensavo se effettivamente noi siamo i nostri pensieri, a quanto possiamo controllarli e a quanto loro controllino noi.
Ti confesso che questa è una bozza che ho scritto prima di Pasqua, e che non volevo inviarti perché volevo aspettare la famosa ISPIRAZIONE per scriverti qualcosa di più bello, ma ultimamente questa mi ha abbandonata…
Intanto in questi giorni sono in Sicilia e qui c’è un sole meraviglioso; quanto incide il meteo sul tuo umore? E quanto tutto il resto che ti capita nella vita incide sul tuo umore? Spesso siamo in balia delle cose che ci capitano e dimentichiamo quanta fatica abbiamo fatto e facciamo per raggiungere uno stato psicoemotivo stabile.
Molto, ovviamente, fa l’ambiente in cui viviamo nel periodo presente, ma bisogna tener bene a mente chi siamo e come vogliamo stare, perché talvolta l’ambiente in cui siamo ci diventa ostile, e noi abbiamo due alternative: ingrigirci e diventare ostili con noi stessi o ripercorrere ciò che ci dà energia positiva e aggrapparci fortissimo a quello, trovando anche nuovi stimoli.
Penso che attribuisco sempre molta importanza alla comunicazione nelle mie relazioni, MA molta poca invece alla comunicazione con me stessa.
Tu che linguaggio usi per parlarti?
Ho sempre sottovalutato questo aspetto, sono stata sempre troppo severa con me stessa, perché pensavo che questo atteggiamento potesse portarmi a fare di più, ad essere migliore, a non accontentarmi mai. Eppure, più che portarmi a questo (a cui ci sono arrivata per altre motivazioni e tratti caratteriali), mi ha portata ad essere nemica di me stessa in molte situazioni in cui essere dalla mia stessa parte mi avrebbe sicuramente aiutata e reso le cose più lineari.
Chi mi conosce lo sa, sono una grande sostenitrice del linguaggio gentile con cui dovremmo parlare a noi stessi, eppure dal dire al fare…
Spesso mi blocco, in preda ai miei deliri e ai miei discorsi interiori severi, autocritici e autodistruttivi, e penso, “come mi rivolgerei a me stessa se fossi una mia amica?”
e tutto decisamente prende sfaccettature diverse. Questo esercizio mi è di grande aiuto, perché mi aiuta a decostruire dinamiche malsane ormai radicate in me.
Forse l’origine dei nostri pensieri risiede anche in come ci relazioniamo a noi stessi e al mondo che ci circonda.
Ma forse è lunedì (questo è certo in realtà) e io non voglio trattenerti ancora a lungo nel mio delirio e ti ringrazio per avermi letta, e ti aspetto ovunque vorrai (mail, social, o per un caffè); è sempre un piacere avere un tuo feedback e ricevere le tue risposte, sono per me preziosissime,
con affetto
Lucia